martedì 3 marzo 2015

VIA SCARLATTI INVASA DAI RIFIUTI

Pochi cassonetti per la tanta pattumiera prodotta in zona. A riempirli sono anche gli ambulanti del vicino mercato di piazza Foroni. Ma non solo loro. Tra i commercianti della via qualcuno nel mucchio ci butta di tutto senza preoccuparsi di differenziare

Di certo non occorre andare a Napoli per vedere grossi accumuli di pattume lungo le strade. Basta farsi, ad esempio, un giro in Barriera di Milano. Zoom putato su via Scarlatti dove il problema salta agli occhi ogni giorno perché le schifezze si accumulano fuori e dentro i cassonetti. 
La raccolta differenziata? In via Scarlatti non se ne parla
Pochi e sempre straripanti come un fiume in piena che rompa gli argini e invada l’abitato. Undici in tutto per i residenti di almeno dieci palazzi, i negozi che si affacciano sulla via e gli ambulanti dei 170 banchi raccolti nell’area mercatale che ha il suo cuore in piazza Foroni. “Davvero pochi – commenta Alberto, che abita a pochi isolati da qui -. Tutto intorno ce n’è almeno uno per portone. Per fortuna, se non altro, passano a scaricarli quasi tutti i giorni”. Stranezze inspiegabili, forse dettate dal caso e non da un motivo preciso. 

Cassonetti di vecchia generazione, straripanti di immondizia
Una sola cosa è certa che il sabato pomeriggio soprattutto, dopo un’intensa giornata di mercato, la via intitolata al noto compositore barocco, sembra una discarica abusiva. Indumenti, carta straccia, plastica, rifiuti organici, qui tutto è mescolato alla faccia della raccolta differenziata. Nel mucchio indistinto spuntano pure un monopattino rotto e un monitor di una vecchia tv. E poi i cassonetti sono ancora quelli in plastica, di moda tanti anni fa: “Che aspettano a sostituirli con quelli più grandi, in acciaio, di nuova generazione? – aggiunge Alberto -. Quelli che i camion possono agganciare facilmente”. Già, l’idea forse non dispiacerebbe affatto agli stessi operatori dell’Amiat che ogni volta, raccontano i residenti, in mezzo a questa babele di porcherie, invocano con forza e poca fede il Signore e la Madonna. Ma qui neanche i santi evidentemente vogliono intervenire per risolvere il problema. 
Contro i muri, piuttosto scalcinati, le strie di urina, non sempre dei cani come rivela il puzzo che aleggia nell’aria. La signora che abita nel palazzo di fronte cerca di fare spazio alle proprie buste di immondizia tra quelle accatastate nel cassonetto, lo sforzo di differenziare appare vano. Come un bravo cestista dei Chicago Bulls, un uomo di colore sbuca fuori da un negozio con passo lesto, lancia con forza il sacco nero e fa centro. Solo davanti a Goldbet tutto è in ordine perché con il proprietario nessuno azzarda il confronto, “Lui sì che sa farsi rispettare” dicono in zona. 
Certo, il rispetto è quello che spesso manca. E allora non c’è da stupirsi che la macelleria getti tra i rifiuti i resti di carne e la panetteria i sacchi contenenti anche l’impasto avanzato, entrambi sono negozi marocchini ma, inutile dirlo, le regole devono valere per tutti. Per gli italiani, per gli stranieri, per chi la pattumiera la produce e per chi la deve raccogliere. Eppure il mese scorso, un vecchio mobile, l’Amiat, l’ha dovuta aspettare per almeno tre settimane e quando alla fine gli operatori sono venuti a prenderselo ormai era già stato fatto a pezzi da qualche barbaro, sempre in cerca di qualcosa da devastare nelle ore più scure del giorno.
(Foto di Alberto B.)

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