giovedì 5 marzo 2015

QUALCOSA DI NUOVO DENTRO IL SUK

Tra disordine, sporcizia e accesi scambi verbali, ogni volta è un vero carnaio. I residenti si lamentano per l’invasione di auto e furgoni tutto intorno ma non solo: vorrebbero più controlli. Fuori i venditori della domenica fanno a gara per accaparrarsi un pezzo di marciapiedi. Dentro in esposizione anche oggetti e indumenti nuovi, nonostante il regolamento preveda solo la vendita dell’usato 

È una Cafarnao il suk, la domenica mattina. Nell’area dell’ex scalo Vanchiglia, lungo corso Novara poco lontano dal cimitero Parco, ai 500 venditori occasionali si aggiunge ogni volta la grande folla di curiosi soprattutto e di persone che sono qui per fare acquisti. Unico requisito richiesto a chi entra come operatore: possedere qualcosa da vendere, merce che non sia nuova, s’intende. Perché, nella nostra lingua, questo di fatto dovrebbe essere (il condizionale è obbligatorio) il classico mercato delle pulci o del libero scambio che dir si voglia. Solo roba usata. Niente scontrino fiscale dunque. E per vendere non occorre essere in possesso della licenza commerciale. C’è posto per tutti, insomma, anche per il giornalista che sia a spasso da tanti mesi. Già, ma il gioco vale davvero la candela? 


Il disoccupato di nazionalità italiana, senza lavoro da quasi cinque anni, sul telo ha tante carabattole e qualche rarità. Lui punta soprattutto sui ricambi per cellulari di vecchia generazione. Quanto guadagna a fine giornata, tenuto conto che all’ingresso ha dovuto versare dieci euro? “Quindici, venti euro, se tutto va bene” dice sconfortato e poi aggiunge “Sempre meglio che andare a rubare”. Verissimo, con la speranza che, nei suppergiù 10mila metri quadrati di esposizione, di rubato non ci sia neanche un bottone. “Qui vengono a vendere quelli che ripuliscono le cantine” ci spiega il connazionale rimasto fuori per non pagare il plateatico. Nessun problema, ovvio, quando il proprietario della cantina in questione è consenziente. Altri invece la merce se la procurano andando a rovistare nei cassonetti dell’immondizia. Non sarà igienico ma la legge non lo vieta. In verità, di feramiù in senso stretto ne sono rimasti proprio pochi. Come pochi sono quelli che, attratti dalle merci, mettono mano al portafoglio per fare un acquisto.
Mucchi di vestiti usati al suolo, ma chi li può volere? Nel negozio dei cinesi all’angolo una maglia nuova costa dai 5 ai 12 euro. Sui teli c’è di tutto: scarpe, indumenti, abat-jour, batterie per cellulari, auricolari, ferri da stiro, rubinetteria, pentole, posate, bicilette, occhiali da sole, orologi, bambole, giocattoli, dvd, libri. Tra gli infuocati “Sonetti lussuriosi e i dubbi amorosi” di Pietro Aretino e i buoni sentimenti del romanzo “Cuore” di Edmondo De Amicis, gli appassionati di letteratura non hanno che da sbizzarrirsi. L’elenco sarebbe troppo lungo ma c’è davvero di tutto perché non mancano nemmeno i prodotti imballati: le pentole chiuse nel nylon, la caffettiera, il microonde, i set di coltelli colorati. E poi le Diadora, le Nike e le Adidas in stock. Che siano finte griffe? Forse sì, in ogni caso sono nuove. Come i jeans, le cinture e i portafogli con tanto di etichetta attaccata.
Una signora scatta una foto e subito volano le parole. Il marocchino che vende un mix di roba, non tutta usata, l’accusa di avere ripreso un minorenne. “Sei una pedofila – urla -. Cancella subito”. La foto in realtà, del bambino, a malapena ritrae le scarpe. Commenta un visitatore: “Non vogliono che le immagini documentino che cosa si vende qui perché il suk non è esattamente il regno dei rigattieri”.
Firestone, Kleber, Dunlop, la scorta di gomme raccoglie le migliori marche. Il battistrada delle quattro Continental del 2013 185/55R15 è evidentemente in buono stato. “Quanto costano?” chiede un signore all’uomo di colore. “140 euro” risponde lui. Mancano soltanto i cerchioni che però si possono rimediare dall'espositore accanto. Lui sì che ne possiede una bella collezione come pure di coppe, molto ambite, si sa, perché capita spesso che le auto, in città, al mattino si risveglino senza, se non addirittura sospese sui mattoni al posto degli pneumatici.
Passa il carretto che vende bevande, quelle calde sono contenute in grossi thermos un po’ ingialliti dal tempo e dall’usura. Più in là su una griglia stanno cucinando le carni e gli spiedini per chi voglia consumare un pasto al volo mentre le lancette si avvicinano al mezzogiorno. Questo è il settore alimentare che, in mezzo a tanta sporcizia, non brilla di certo per pulizia come accade invece nelle gastronomie accanto alle piazze auliche del centro. Il banco ospita forme di pane (arabo perlopiù), latte, bottiglie di simil Coca Cola, cibi sfusi dolci e salati senza imballaggi. Una focaccia non confezionata cade al suolo, la donna, pronta ad accogliere gli avventori, la recupera con disinvoltura per sistemarla subito accanto agli altri alimenti in vendita. Inutile parlare di etichettatura e tracciabilità dei prodotti, qui la questione è piuttosto di mancato rispetto delle norme igienico-sanitario. 
Fuori dall’area, degradata e in attesa di qualche intervento di riqualificazione, la guerra dei poveri continua. Chi non ha 10 euro in tasca per poter esporre la propria merce si fa largo a gomitate per ottenere un piccolo angolo di marciapiedi. Qualcuno la merce ce l’ha nel bagagliaio dell’auto. Già, perché nella Cafarnao sono compresi pure furgoncini e automobili che invadono da ore il corso Novara e le vie limitrofe. Il brulichio per strada inizia già alle due di notte: prima si arriva, va da sé, prima ci si sistema in attesa dell’apertura alle 6 in teoria ma già alle 5,30 in pratica.
E tutto accade sotto gli occhi della Polizia municipale, nonostante i divieti parlino chiaro: ok al libero scambio ma solo nello spazio recintato. “Li abbiamo mandati via diverse volte però poi loro ritornano” dice il vigile che sta salendo sull’auto di servizio pronta ad andarsene mentre si avvicina l’ora del pranzo. D’altra parte, come recita il bando, dentro il suk (ma qui siamo fuori) la vigilanza e la sorveglianza spettano alla Cooperativa che di gatte da pelare ne ha davvero tante. Sì, perché la gestione, è scritto nero su bianco, prevede tra l’altro: la pulizia dell’area e la raccolta dei rifiuti, la segnalazione dei comportamenti non conformi alle norme vigenti, la tenuta del registro dei partecipanti e la distribuzione del tesserino con foto dell’operatore e inoltre la rendicontazione mensile delle attività svolte. Mica facile tenerli a bada tutti e 500, tra marocchini (soprattutto), neri, zingari e italiani (pochi). Un popolo di senzalavoro che per portare a casa qualche spicciolo farebbe qualsiasi cosa. Questa è la legge del suk.

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