lunedì 30 marzo 2015

MAPPIAMO LE BUCHE DELLA CITTA' COLABRODO

Lo slalom fra crepe e voragini nelle strade groviera non sempre riesce bene. Basta un attimo per farsi male e il Comune non è poi così pronto a risarcire i danni. La storia di una signora che ha rimediato una brutta frattura

“Bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi”. Come una mamma premurosa? Non esattamente. Più con lo stile dell’insegnante che muove un rimprovero al giovane poco accorto. Così il Comune di Torino ha risposto alla signora, forse una delle tante, che l’anno scorso è caduta mentre stava raggiungendo l’auto parcheggiata in via Ceresole e ha sbattuto la faccia al suolo, tutto per non aver visto una buca colma d’acqua in un giorno di pioggia. Per Luisa (il nome è di fantasia) triplice frattura alla mano e al polso e la rottura della protesi ai denti ma nessun risarcimento perché quando ci si sposta in città è opportuno tenere gli occhi bene aperti e memorizzare i vari dislivelli e le voragini che caratterizzano le strade groviera.
“Insomma al danno si aggiunge la beffa – commenta la donna che ancora oggi porta con sé le evidenti conseguenze di quel brutto volo: la frattura al polso si è saldata male e la mano è rimasta gonfia. Al San Giovanni Bosco le hanno messo il gesso e il tutore per trenta giorni a cui poi se ne sono aggiunti altri venti in seguito a una serie di complicanze. E così, per quasi due mesi, Luisa si è dovuta rassegnare ad affrontare la quotidianità con una mano sola e poco importa che quella fosse la destra.
“Al Comune ho fatto mandare una lettera da un avvocato. A testimoniare l’accaduto c’erano le foto scattate sul posto e tutta la documentazione medica. Insufficienti a quanto pare, secondo l’amministrazione che non ha individuato i presupposti per il risarcimento – continua Luisa che fatica a trovare le parole per descrivere la propria indignazione -. Mi hanno risposto che è fondamentale avere la giusta conoscenza del luogo in cui si vive per non mettere male i piedi mentre si cammina ”. Forse a Luisa quella buca era sfuggita perché non abita qui e in via Verres viene a trovare la mamma anziana. 
Ma questo non è che uno dei tanti casi di persone che ogni giorno finiscono a gambe all’aria in città, senza avere alcuna colpa. Come evitare allora ulteriori incidenti? Magari mappando le crepe e le voragini presenti lungo le strade colabrodo. Ai torinesi il compito di fare le segnalazioni, al Comune quello di raccoglierle tutte, magari per realizzare una app scaricabile sugli smartphone. Scherzi a parte, basterebbe un po’ più di manutenzione per non mettere a rischio l’incolumità dei cittadini, soprattutto quelli meno giovani, spesso vittime di brutte cadute quando l’asfalto è letteralmente a pezzi.


Foto di Angelo Martino

sabato 28 marzo 2015

PIU' SICUREZZA ANCHE PER I POLIZIOTTI

Mancano i soldi per i giubbotti antiproiettile sotto camicia. Contro i tagli decisi dal Ministero dell’Interno protesta l’Ugl: “Non si gioca sulla pelle dei poliziotti”. E intanto lancia una raccolta fondi per provvedere all’acquisto

Garantire la sicurezza ai cittadini è uno dei compiti dei poliziotti. Ma per farlo, loro stessi devono poter agire in sicurezza. Certo, ma se il Ministero dell’Interno continua a sforbiciare, in nome della solita spending review che dir si voglia, ecco che a risentirne è l’incolumità personale degli agenti. Soprattutto quando i tagli vanno a toccare i giubbotti antiproiettile sotto camicia. Perché, non inganni il nome, i Gap sono utilissimi salvavita, in particolare quando volano le coltellate, nel corso anche di interventi molto banali, come le liti in famiglia, la cui pericolosità non è prevedibile.
Non a caso a Genova già c’è scappato il morto mentre a Torino un poliziotto, che non lo indossava, ha rischiato grosso per una ferita inferta appunto da un’arma da taglio. A Torino, proprio dove la dotazione di recente ha subito una drastica sforbiciata. Su decisione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, infatti, i giubbotti antiproiettile sotto camicia sono stati ritirati a una cinquantina di poliziotti per poterli così riassegnare esclusivamente ai servizi investigativi e alle scorte. Insomma, i rischi che ogni giorno corrono gli agenti del Reparto Volanti, sull’altare del risparmio, possono essere sacrificati senza alcun problema.
E dire che tra poco bisognerà pure fare i conti con i grandi eventi: l’Ostensione della sindone e l’Expo 2015 che richiedono misure di sicurezza rinforzate, a maggior ragione all’indomani dei recenti attentati di Parigi e Tunisi. “Mentre i criminali e i terroristi girano armati fino ai denti, ai poliziotti vengono continuamente ridotte all’osso risorse e dotazioni”, così esprime la propria preoccupazione Luca Pantanella, segretario provinciale del sindacato Ugl, che per questo invita imprenditori e cittadini a contribuire all’acquisto dei Giubbotti antiproiettile con una donazione (peraltro detraibile) all’Associazione per la legalità e sicurezza sul lavoro.
E poi si rivolge alla Regione Piemonte a cui chiede di prevedere per ogni agente un rimborso Irpef che copra anche solo in parte la spesa sostenuta in autonomia per l’acquisto del Gap sotto camicia. 
“Dare più sicurezza ai poliziotti significa dare più sicurezza ai cittadini – continua Pantanella -. Gli agenti messi fuori gioco come possono proteggere la comunità da criminali e terroristi?”. Già, perché in fondo Parigi docet: forse con qualche falla in meno nel sistema di sicurezza la scia di sangue sarebbe stata meno lunga.




I versamenti possono essere effettuati sul conto corrente intestato all’Alsil Onlus, Associazione per la legalità e sicurezza sul lavoro, 
CF 97761810015 ,
IBAN IT37S0617001004000001545526, 
causale della donazione: per acquisto Gap.

sabato 21 marzo 2015

+ SICUREZZA - DEGRADO = UN DIRITTO DI TUTTI

Marciapiedi e giardinetti come pattumiere a cielo aperto, strade groviera, muri scambiati per orinatoi, palazzi fatiscenti. Protestare contro il degrado e chiedere più sicurezza è un diritto dei cittadini a prescindere dalle bandiere politiche

Vivere in Barriera di Milano e non volere il suk sotto la propria casa o, poco oltre in Borgata Aurora, non è né di destra né di sinistra.
Essere contrari al suk perché altro non è che una Cafarnao dove pullulano e ripullulano l’illegalità, la mancanza di sicurezza e la sporcizia non è né di destra né di sinistra. Come non lo è affermare che illegalità, insicurezza e sporcizia al mercato del libero scambio trovano terreno fertile, per carità accanto a tanta miseria. La miseria di chi, senza lavoro, si accontenta di vendere cianfrusaglie, la domenica, in cambio di poche monete sonanti mentre avrebbe piuttosto bisogno di un’occupazione seria per portare a casa uno stipendio serio, una volta al mese.
Prendere una posizione ben definita contro il degrado che caratterizza alcune periferie di Torino (e senza ombra di dubbio la Barriera di Milano) non è né di destra né di sinistra. I Comitati di cittadini che invocano a gran voce la sicurezza e segnalano lo stato di incuria e abbandono di numerosi quartieri non sono né di destra né di sinistra.
Gli immigrati vengono accettati di buon grado quando lavorano onestamente e si comportano civilmente ma non quando orinano e defecano contro i muri. Chi volesse farsi un giro in via Montanaro, suppergiù tra i due giardinetti, scoprirebbe che spesso la zona viene scambiata per un pisciatoio a cielo aperto. In ogni caso, nemmeno quegli italiani maleducati, che contribuiscono a trasformare strade e marciapiedi in schifose pattumiere en plein air, sono ben voluti.
Scrivere commenti negativi su questo blog e non firmarli è da persone poco corrette, sia di destra che di sinistra, perché i soggetti a cui sono rivolti e i lettori non possono capire chi si nasconda dietro l’anonimato. Bisognerebbe sempre avere il coraggio delle proprie azioni.

Il senso civico non è di proprietà né della destra né della sinistra ma soltanto di chi tenga comportamenti ispirati al rispetto e alla buona educazione. A prescindere dalle appartenenze politiche, s’intende, anche perché ormai è finito il tempo in cui i boxer erano di destra e gli slip di sinistra.

mercoledì 18 marzo 2015

SUK: LES JEUX SONT FAITS

Botta e risposta tra il Comune e i cittadini che dicono no al mercato del libero scambio alle ex Ogm. "Non accanto alle case" garantisce l’assessore competente. "Ma lì è pieno di abitazioni" è la replica dei manifestanti. Il sindaco prende tempo


“No. Non lo metteremo vicino alle case”. Parola dell’assessore al Commercio Domenico Mangone che evidentemente non è mai stato in via Carmagnola, angolo via Damiano, dove ci sono le ex Ogm, luogo idoneo, secondo la Giunta comunale, ad accogliere il suk ovvero il mercato del libero scambio, già pronto a far le valigie per lasciare lo scalo Vanchiglia. Non ci è mai stato o forse non si è guardato bene intorno il giorno in cui ha fatto il sopralluogo, se l’ha fatto. Capita. Così come capita a chiunque di prendere lucciole per lanterne. E pensare che basta un pc e poi un semplice clic su Google maps e grazie allo Street view il tour virtuale, in quell’angolo di Borgata Aurora, può partire. Così, con grande risparmio di fatica e di carburante, senza dover salire sull’auto e inquinare la città per andarci di persona, ecco che tutto è chiaro fin da subito.
In via Carmagnola, accanto alle ex Ogm, c’è un palazzo: il portone è al civico 24 mentre  agli alloggi sull’angolo si accede da corso Vercelli. Sul lato opposto della strada spiccano la sede della Circoscrizione 7 e poi gli impianti sportivi. Muovendo il cursore sulla mappa verso via Damiano saltano agli occhi il complesso residenziale di nuova costruzione davanti alla vecchia fabbrica e subito vicino gli altri edifici meno recenti. Non solo. Anche via Saint Bon, la continuazione di via Carmagnola, conta una lunga serie di case, alcune appena edificate. “Ma quali verifiche ha fatto il Comune per non accorgersi che in questa zona ci sono diverse abitazioni?” esprime le sue perplessità Domenico Panetta, presidente dell’Associazione commercianti di corso Giulio Cesare.
Ma a volte Google con i suoi viaggi virtuali non basta. Quando, ad esempio, i cittadini decidono di scendere davvero in piazza perché si rendono conto di non avere voce in capitolo rispetto ai processi decisionali che li toccano da vicino. Appuntamento reale davanti al Municipio il 16 marzo. Ci sono tutti: commercianti, Comitati e Associazioni dei quartieri Aurora e Barriera di Milano, chiunque sia contrario a spostare il suk alle ex Ogm. Tutti raccolti qui. Nonostante la pioggia. Con i loro striscioni. Aspettano di essere ricevuti ai piani alti di Palazzo civico.

All’incontro il sindaco chiede più tempo per pensarci su, anche se, raccontano, si vede che ha fretta di salpare le ancore, e rimanda ad altra data. Nessun impegno preso da parte sua, piuttosto una pausa di riflessione che potrebbe portare ad un nulla di fatto. Ma l’impressione di tutti è che, su questo tavolo, les jeux sont faits. E allora che cosa risponderà la prossima volta il primo cittadino alla proposta, appena avanzata da alcuni manifestanti, di piazzarlo in via Cimarosa, nell’edificio che fino a poco tempo fa ospitava un ufficio postale, in un luogo abbastanza lontano dalle abitazioni? Rien ne va plus, forse direbbe il croupier. Unico impegno preso, quello di prendersi tempo, appunto. Tutto mentre il suk sta preparando i bagagli e poco importa se in Borgata Aurora nessuno lo vuole.

domenica 15 marzo 2015

RISPARMIARE IN PIAZZA FORONI

Una risposta alla crisi arriva da negozianti e ambulanti del più frequentato mercato di Barriera di Milano. Dove spicca il logo dell’Associazione sconti del 10% sulla spesa una volta al mese per tutto l’anno. È la prima di una serie di iniziative all’insegna del risparmio

Portafogli sempre più leggeri per colpa della crisi e di conseguenza per necessità poca voglia di spendere. Ormai, soprattutto i senza lavoro e i pensionati, sempre a caccia dell’ultimo prezzo, contano pure gli spiccioli. Niente caffè al bar e per quanto riguarda i giornali, beh, farne a meno non è un grande sacrificio. Risparmiano su tutto le persone in difficoltà, anche sugli alimenti che se sono di serie B, a questo punto, vanno bene lo stesso, purché costino di meno. È così che negli ultimi anni i mercati si sono svuotati a vantaggio dei discount, non sempre sinonimo di qualità. Ma quando da parte dei commercianti c’è la volontà di andare incontro alle esigenze di chi soldi in tasca ne ha pochi, ecco allora che il vento può ricominciare a soffiare.
In piazza Foroni la convenienza è di casa. Perché l’Associazione, che mette insieme 32 negozianti e ambulanti, ha realizzato un coupon grazie al quale è possibile ottenere uno sconto mensile del 10% sulla spesa fatta presso ciascun commerciante aderente al progetto. Insomma chi è cliente di tutti quanti può accumularne 32 che utilizzerà, una volta sola al mese per ogni attività, nel giorno in cui ha intenzione di spendere di più con l’obiettivo evidente di far salire il risparmio. “Questa non è che la prima di una lunga serie di iniziative pensate dall’Associazione La Piazza Foroni per restituire un po’ di ossigeno in particolare a disoccupati e pensionati messi in ginocchio dalla crisi economica – spiega Vincenzo Torraco, presidente della Commissione mercato –. La prossima prevede una tessera a punti che ogni 100 euro di spesa dà il diritto ad altri 10 gratis”.  
170 banchi circa, negozi tutt’intorno, il mercato compreso tra corso Palermo e via Mercadante, in Barriera di Milano, è tra i più frequentati della città. Perché qui c’è tutto: alimentari, ortofrutta, abbigliamento, fiori, casalinghi, la caffetteria, l’edicola, il negozio di animali. Non solo. Questo è un mercato ricco di storia, la storia della Torino operaia che s’incrocia con quella degli immigrati dal Sud, soprattutto da Cerignola. Non a caso le specialità pugliesi vanno forte in questo angolo di periferia: qualcuno racconta che i taralli più buoni del mondo si mangiano proprio qui, in una bottega affacciata sulla piazzetta.

E poi soltanto di recente il mercato si è rifatto il make up nelle vie Baltea e Monte Rosa mentre in piazzetta Cerignola (ex Foroni) i lavori sono ancora in corso. Ma per rilanciarlo anche l’Associazione ha fatto la sua parte, mettendo in campo un progetto che punta sulla visibilità e la comunicazione. Primo step, dare un’identità nuova e ben precisa al nutrito gruppo di associati. Striscioni, buste, sacchetti, teli, vetrofanie, grembiuli e cappelli, tutto parla di loro. “Perché è importante che si sviluppi un senso di appartenenza e che le persone acquistino da noi facendosene un vanto” conclude Torraco mentre consegna alla signora la spesa dentro alla borsa con il logo. Il logo appunto, quello che spicca su banchi e vetrine dei negozi in cui il coupon è valido.

Info su www.mercatopiazzaforoni.it

giovedì 12 marzo 2015

A QUALCUNO PIACE IL SUK

“Non è l’inferno descritto”: promosso a pieni voti da alcuni consiglieri comunali, il mercato del libero scambio è pronto a spostarsi senza remore alle ex Ogm. E subito il giudizio positivo fa da apripista ad un’altra proposta “Perché non ai Giardini Reali?”

Entrata suk scalo Vanchiglia
Il punto è che adesso faranno tutti a gara per ospitarlo. Borgata Aurora, Regio Parco, Borgo Vittoria, Falchera, San Donato, San Salvario e tutti gli altri Santi insieme con Madonna di Campagna, Mirafiori, Campidoglio, Parella e persino la Crocetta si farà avanti ma poi, dulcis in fundo, a volerlo convintamente sarà anche il centro. Perché i consiglieri comunali Laterza, Paolino e Viale e il coordinatore ai Servizi Sociali della Circoscrizione 7 Ausilio, una domenica di queste, lo hanno visitato in largo e in lungo, con il sole in fronte, e si sono accorti che è davvero bello. “Un buon posto per passarci mezza giornata a curiosare” così il post pubblicato da uno di loro su Facebook. E, magari, ora sarà lo stesso sindaco a convincersi che accoglierlo su una piazza aulica sarebbe un bene per tutti i cittadini e non solo per loro. Tra l’altro il Capo dello Stato ha in programma a breve una visita ufficiale nella prima capitale d’Italia e, chissà, portarlo lì potrebbe essere un modo per fargli capire che Torino è proprio all’avanguardia in fatto di integrazione sociale. Come New York, una vera melting pot.

Per chi non l’avesse capito l’oggetto del contendere è il suk in un film di fantascienza. Ma torniamo alla realtà. Il sopralluogo dei tre consiglieri, quello, sì, c’è stato. Come pure il post su Fb che ha restituito piena dignità al mercato del libero scambio. “Francamente, non mi è sembrato quell’inferno descritto dai detrattori e mi ha ricordato le passeggiate giovanili al vecchio Balon/Suk di Porta Pila, con molta più sicurezza oggi di allora. Ci tornerò certamente” ha scritto Viale sul suo profilo. Insomma tanto rumore per nulla. Ogni domenica allo scalo Vanchiglia tutto è ok, come spiega il post: l’organizzazione, la vigilanza e la merce (senz’altro usata ergo non rubata) e pertanto giocoforza anche alle ex Ogm, dove verrà presto trasferito, non avrà nulla a che vedere con la città di Dite cantata dal sommo Vate.
Ex scalo Vanchiglia
Eppure i residenti di Borgata Aurora, nonostante le parole rassicuranti dei tre paladini del suk, continuano a non volerlo sotto casa. “E allora perché non ai Giardini Reali? – rilancia l’ex consigliere provinciale Raffaele Petrarulo che ben ricorda il gran successo di pubblico della Fiera europea e della Festa delle Pro loco, accolte proprio qui, in questo ampio fazzoletto di suolo pubblico poco lontano da Piazza Castello. “Ma anche poco lontano da Porta Palazzo, la sede ufficiale del mercato del libero scambio da tempo immemore” – aggiunge poi l’ex consigliere, attualmente molto impegnato nelle questioni che riguardano il degrado e la sicurezza all’interno della Circoscrizione VI dove è residente.

Ex Ogm 
“Ricapitolando: il problema di ordine pubblico ci è stato garantito che non si pone, ai Giardini Reali il suk sarebbe a un passo sia da piazza della Repubblica che dal centro, confinato in un’area ben definita. Le istituzioni avrebbero così l’occasione per dimostrare che non esistono cittadini di serie A e di serie B e che il centro è democraticamente uguale alle periferie – conclude Petrarulo -. E chissà che in quel sito non diventi anche un polo di attrazione turistica”. Già, come il famosissimo mercato di Portobello Road e allora i giornali potrebbero sprecarsi in grossi titoli, uno su tutti: “Torino come Londra”. 

martedì 10 marzo 2015

SOS DEGRADO IN VIA LAURO ROSSI

“Caro assessore, contro il degrado, ormai intollerabile in periferia, che cosa intende fare il Comune?” Il Comitato Barriera di Milano lancia l’allarme mentre il centro cittadino si prepara ad accogliere in grande spolvero eventi ed ospiti importanti

Segnalazione su segnalazione. E poi a forza di insistere l’Amiat, alla fine, forse passa anche nei posti dimenticati da chi siede nella stanza dei bottoni. “Ma occuparsi del degrado e fare continue telefonate per chiedere interventi di pulizia non è compito dei cittadini” si sfoga Angelo Martino del Comitato Torino Nord Barriera di Milano che, impegnato da anni a combattere contro l’incuria e l’abbandono nel quartiere, di nuovo non ha l’intenzione di gettare la spugna. “Per questo voglio ricordare all’assessore Tedesco che le istituzioni dovrebbero rimboccarsi le maniche e darsi da fare preventivamente in modo da evitare le criticità” continua indignato, chiamando in causa la diretta interessata a Palazzo civico. E va da sé che non sta parlando di un noto connazionale della Merkel (la cancelliera questa volta proprio non c’entra). Senza troppi giri di parole, Martino si rivolge, infatti, all’assessore responsabile della Polizia municipale e delle Politiche per la sicurezza ovvero Giuliana Tedesco, chiedendole di essere più “vigile” su tutto il territorio e meno condizionata dalla visione centrocentrica della città.
Perché mentre il centro trepida e si mantiene in forma per accogliere, tra l’Ostensione della Sindone, Torino Capitale europea dello Sport e Expo 2015, un ricco calendario di eventi e ospiti illustri come il Santo Padre e il Presidente della Repubblica, la periferia arranca e si presenta perlopiù in pessimo stato. Di sicuro il viaggio di Papa Francesco e di Sergio Mattarella la tappa in via Lauro Rossi, all’altezza di via Fossata 88, non la prevede. Qui c’è una delle tante pattumiere en plein-air della zona. Esattamente dove una volta, fino a qualche anno fa, Ettore Carlini aveva l’azienda di macchine agricole, autoricambi e utensili vari.
Per entrare non occorre suonare al citofono. Una piccola spinta al cancello e, blam, ecco che la porta è subito aperta e, senza troppi complimenti, si accomoda chi vuole. Il rumeno con la bici, lo ha raccontato lui stesso a Martino, preferisce pernottare in questo “hotel” privo di stelle piuttosto che al dormitorio della Pellerina.

Infatti, nel cortile c’è anche un materasso a cielo aperto da cui le stelle, quelle del firmamento, si possono comodamente vedere mentre, intorno, poche sedie sgangherate, disposte in ordine sparso, completano l’arredo. Tutto su un tappeto di vetri rotti, carta straccia, qualche siringa, frammenti di gommapiuma, un frigo smontato in tante parti e cumuli di rifiuti eterogenei tra i quali fanno capolino pure i vecchi tetti ondulati in eternit. “Chissà quanto amianto nascosto c’è in questo vecchio stabilimento - fa notare il cittadino del Comitato -. Ma il Comune che aspetta a mettere in sicurezza il sito?”.
Al primo piano, dove un tempo erano ospitati gli uffici, abita Sala, un marocchino di quarant’anni, molto affabile, che si è trasferito a Torino all’inizio del 2000, con la speranza che il nuovo millennio per lui fosse di buon auspicio. Invece no. Dopo anni di lavori saltuari ai mercati generali, non gli è rimasto che andare a vendere cianfrusaglie nei mercatini. “Al suk guadagno solo pochi euro. Per questo vivo qui. Il proprietario lo sa e non mi dice niente - racconta -. Faccio anche le pulizie al ristorante senegalese in cambio di qualcosa da mangiare”.

Lo spazio è immenso. Già l’ingresso non ha nulla a che vedere con la hall del Golden Palace ma ha tutte le carte in regola per essere una puzzolente discarica, perfetta nel suo genere. La fabbrica ormai sta cadendo a pezzi, i muri sono ancora tappezzati dalle insegne pubblicitarie dei tempi d’oro, per terra è il finimondo: i vetri delle finestre scricchiolano sotto le suole delle scarpe che inevitabilmente li calpestano. Quando piove questo diventa il refugium peccatorum ideale per chi ha bisogno di spararsi la solita dose in vena. “Un tempo mi drogavo anch’io ma poi ne sono uscito” confessa Sala mentre il suo sguardo indugia su una siringa che spunta in mezzo al gran casino. 
Ogni tanto con gli anfibi ai piedi un giro in periferia bisognerebbe farselo per capire meglio la città e i suoi problemi. Perché poco lontano dalle piazze auliche del centro c’è anche la Barriera sporca e sofferente. Che il Papa e il Capo dello Stato non dovranno vedere.

(Foto di Angelo Martino)

domenica 8 marzo 2015

UNA FESTA SENZA BARRIERE

Profumo di donna in tutto il mondo in occasione dell'8 marzo. La bandiera rosa sventola ovunque contro ogni forma di violenza e per il raggiungimento di una vera parità. Celebrazioni anche in Asia, Africa e America latina  

È una festa che parla di diritti, rievoca lotte e conquiste sociali ma che profuma anche di mimosa. Dovessimo assegnarle un colore, questo sarebbe senza alcun dubbio il giallo assoluto, raccolto in tanti piccoli bouquet che preannunciano la primavera. Per quanto riguarda la nazionalità invece potremmo affermare con certezza che non contano la religione, la lingua, la razza, il colore della pelle o il luogo di nascita. Perché la Festa della donna, di questo stiamo parlando, è ben più che una semplice ricorrenza da calendario, è la Giornata internazionale della donna, nata per contrastare qualsiasi forma di discriminazione, violenza e vessazione.
Così l’8 marzo si declina tutto al femminile a Roma come a Parigi, Berlino, Copenaghen, Vienna, New York ma non solo. Nel mondo occidentale e nelle ex Repubbliche socialiste sovietiche le celebrazioni in onore del gentil sesso si rincorrono senza sosta al punto che l’elenco sarebbe troppo lungo da scorrere per intero. E poi arrivano anche in Asia per rallegrare le donne filippine, vietnamite e indonesiane. In Africa l’aria di festa in rosa si respira nello Zimbabwe, in Kenia, nel Camerun, in Ruanda. Eventi di ogni tipo vengono inoltre organizzati in America latina: ovunque è ben noto l’attivismo delle signore peruviane che pertanto all’8 marzo non possono proprio dire di no, in Messico per l’occasione sfilano addirittura i carri allegorici mentre in Colombia gli uomini non sono ammessi ai festeggiamenti in gonnella. 
Insomma, Lei (con la L maiuscola), bambina o adulta di ogni età, è la protagonista assoluta da Oriente ad Occidente, da Nord a Sud, dallo zenit al nadir. Lei che in tutte le sue forme è stata amata, cantata e raffigurata dai più eccelsi artisti. “Se Dio non avesse fatto la Donna, non avrebbe fatto il fiore” così poetava Oscar Wilde che forse non stava affatto pensando alla mimosa. Già, perché la storia, sebbene con beneficio d’inventario, vuole che la scelta dei mazzetti gialli, come simbolo della ricorrenza in Italia, risalga al 1946 e sia da attribuire alle femministe Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei in contrasto con la proposta del vicesegretario del Pci Luigi Longo di regalare violette alle donne per l’occasione. Secondo loro sarebbe stato più significativo abbinare l’8 marzo a un fiore piuttosto umile e molto diffuso nelle campagne.  

E fu proprio per iniziativa del Partito comunista che più di vent’anni prima, nel 1922, s’iniziò a celebrare la Festa della donna qui da noi mentre negli Stati Uniti la giornata fu istituita il 28 febbraio del 1909 dal Partito socialista americano che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del suffragio universale. Insomma non è assolutamente stato provato che le origini sarebbero da far risalire a un tragico incendio scoppiato all’interno della Cotton di New York, in cui avrebbero perso la vita 129 operaie tessili. Operaie che, come vuole la leggenda, stavano scioperando quando il proprietario decise di bloccare per ritorsione tutte le porte d’uscita dello stabilimento.

sabato 7 marzo 2015

IL GIORNO DELLE MIMOSE IN CITTA'

Torino si tinge di rosa per festeggiare l'8 marzo. Donne protagoniste assolute per tutta la domenica tra visite guidate, mostre,  eventi sportivi, appuntamenti in piazza declinati al femminile. Ma non solo

Per l’occasione, in una serata come questa, a New York, si correrebbe senz’altro il rischio d’incontrare Carrie Bradshaw, con ai piedi un paio di Manolo Blahnik, mentre sta festeggiando l’8 marzo in qualche locale molto trendy insieme con le amiche Charlotte, Miranda e Samantha. Ma torniamo alla realtà. La serie tv americana Sex and the City è ormai finita da qualche anno e questa non è la Grande Mela, la città che non dorme mai. Siamo a Torino, all’ombra della Mole dove, in ogni caso, le proposte modaiole per celebrare la Festa della donna non mancano.

Basta, infatti, qualche semplice clic per scoprire che domenica non c’è che l’imbarazzo della scelta tra un ricco ventaglio di occasioni davvero imperdibili, pensate per soddisfare anche le signore molto difficili da accontentare. Charlotte, la più sportiva delle quattro, sceglierebbe sicuramente di partecipare all’iniziativa “Just the woman I am”, in piazza San Carlo, che prevede tra l’altro la corsa in rosa, a sostegno della ricerca sul cancro. Carrie, in cerca di qualche spunto per la sua rubrica, forse andrebbe a farsi un giro al grande mercato tutto al femminile, organizzato dalla Città con Coldiretti, in piazza Cavour, dove c’è anche una mostra fotografica e si dibatte sui temi che danno il titolo all’appuntamento "Nutrire il pianeta: la forza delle donne". 
E Miranda, avvocato in carriera e mamma single, che farebbe? Beh lei, potrebbe aderire convintamente alla campagna "Donne con la A" del coordinamento torinese Se non ora quando. Una campagna pensata per risolvere il problema linguistico che ne fa sempre una questione di genere maschile  quando si tratta di professioni, per cui Maria Rossi è un ingegnere oppure un sindaco, un presidente, un architetto, nonostante indossi la gonna.
E mentre Samantha sta di certo aspettando la sera per festeggiare con le amiche - prima nel ristorante più fantasioso della città con menù tutto in giallo mimosa (torta inclusa) e poi nel locale dove sulle note di "Hot stuff" uno spogliarellista mostra il meglio di sé - le torinesi non si perdono un solo atomo della ricorrenza. Chi ama la storia non potrà assolutamente rinunciare alla visita guidata dal Novecento al I secolo a.C., proposta da Barburin, alla scoperta delle donne nate e vissute a Torino. Ad attendere le signore con gusti più artistici è invece la Rocca  del Borgo medievale che alle 16 organizza l'appuntamento la "Donna nell'arte" con tanto di omaggio alle partecipanti.  
Ma da parte degli uomini che cosa ci si aspetta?
Di sicuro che per una sera facciano un passo indietro e concedano, senza troppe storie, alle loro dolci metà di uscire con le amiche. Altra certezza che regalino mimose in segno di amore e rispetto nei confronti del gentil sesso e contro ogni forma di violenza o discriminazione. E poi, perché no, anche qualche piccolo pensiero, come un vestito o un profumo oppure una deliziosa torta, è ben accetto. Mamme, figlie, mogli, fidanzate, tutte le donne un bel dono se lo meritano per l’importante ruolo che svolgono nella vita di ogni giorno.

venerdì 6 marzo 2015

IL SUK SOTTO CASA

Dallo scalo Vanchiglia alle ex Ogm: la Giunta ha deciso dove ricollocare il mercato del libero scambio. E i residenti domandano: “Perché in centro no e in Borgata Aurora sì?”. Tutto all’indomani della presa di posizione del sindaco contro il botellón: “Non voglio suk nelle piazza auliche”

“Datemi almeno un buon motivo per volere il suk sotto casa” a gettare il guanto è un residente di via Carmagnola, molto preoccupato dalla scelta delle ex Officine Grandi Motori come luogo ideale per ospitare il mercato del libero scambio. L’ok della Giunta comunale è arrivato con la delibera, approvata pochi giorni fa, che definisce l’area "uno spazio facilmente accessibile e delimitato che permette di garantire una corretta gestione" ma tutto questo al cittadino Felice (lo chiameremo così ironicamente) non interessa. Lui vuole un buon motivo che giustifichi la decisione, lui che qui, in una zona tutto sommato tranquilla, si è comprato l'appartamento con il mutuo. Lui, che come qualsiasi altro torinese, del centro o di qualsivoglia periferia da nord a sud e da est a ovest della città, il degrado non lo ama. 

Ex Ogm, via Cuneo
Il suk allo Scalo Vanchiglia
Già, un buon motivo. Perché a partire dalle 2, ogni domenica, lungo le vie tutt’intorno ci sarà un bel movimento come in zona non si è mai visto. “No, non è un buon motivo perché la notte bianca è tutta un’altra storia” replica lui. Perché, quel giorno, tra furgoncini e auto posteggiati qua e là, alla beduina anche in terza fila, per trovare un parcheggio ci saranno da sudare sette camicie. Nemmeno questo è un buon motivo, anzi. Allora perché con quel via vai di gente disperata, a caccia di un piccolo profitto, aumenteranno il degrado e i problemi di sicurezza. Inseguendo il buon motivo che non c’è si va di male in peggio. Perché la zona non è già sufficientemente dotata di discariche en plein-air: nell’area dell’ex scalo Vanchiglia dove ad oggi è ospitato il suk, la domenica, i marciapiedi vengono scambiati per pattumiere e orinatoi. Beh, neanche questa è una prospettiva allettante per il signor Felice.
Ex Ogm, via Carmagnola 
Ex Ogm, via Carmagnola
 Seriamente, e che dire sul fatto che offre ai senza lavoro la possibilità di racimolare qualche euro? Da piazza Palazzo di Città qualcuno tuona che il mercato del libero scambio è “un salvagente economico importante soprattutto in tempo di crisi per molte persone in difficoltà”. Questo sarebbe dunque il motivo valido per accettarlo di buon grado. “Ma non sotto casa mia” insiste lui, Felice (solo di nome dopo aver appreso la notizia). Già, ma se non qui dove? Non di certo sulle piazze auliche dove il sindaco Fassino - è stato chiaro in questi giorni a proposito del botellón ovvero la festa universitaria un po’ alcolica nei giardini Cavour e delle bancarelle in piazza Carignano - il suk proprio non lo vuole. Ergo non in centro ma in Borgata Aurora sì.

Ex Ogm, via Damiano
Non sta bene al solito residente di via Carmagnola e se per questo nemmeno a quel centinaio di famiglie che abita nei condomini nuovi di via Damiano. “Nessuno ci ha chiesto nulla. Insomma il pensiero e la volontà di chi vive nel quartiere proprio non contano”. Sia fatta la loro volontà allora? Si alza il coro dei no. Tutti insieme, d’intesa con i Comitati per la sicurezza, non chineranno il capo e al contrario promettono alte barricate nei prossimi giorni. “Il primo cittadino non vuole il finto suk sulle piazze auliche mentre noi dobbiamo accettare quello vero sotto casa, con gli episodi di illegalità che si porterà dietro? - torna a bomba Felice -. “E chi siamo noi di Aurora e Barriera? I figli di un dio minore?”.

giovedì 5 marzo 2015

QUALCOSA DI NUOVO DENTRO IL SUK

Tra disordine, sporcizia e accesi scambi verbali, ogni volta è un vero carnaio. I residenti si lamentano per l’invasione di auto e furgoni tutto intorno ma non solo: vorrebbero più controlli. Fuori i venditori della domenica fanno a gara per accaparrarsi un pezzo di marciapiedi. Dentro in esposizione anche oggetti e indumenti nuovi, nonostante il regolamento preveda solo la vendita dell’usato 

È una Cafarnao il suk, la domenica mattina. Nell’area dell’ex scalo Vanchiglia, lungo corso Novara poco lontano dal cimitero Parco, ai 500 venditori occasionali si aggiunge ogni volta la grande folla di curiosi soprattutto e di persone che sono qui per fare acquisti. Unico requisito richiesto a chi entra come operatore: possedere qualcosa da vendere, merce che non sia nuova, s’intende. Perché, nella nostra lingua, questo di fatto dovrebbe essere (il condizionale è obbligatorio) il classico mercato delle pulci o del libero scambio che dir si voglia. Solo roba usata. Niente scontrino fiscale dunque. E per vendere non occorre essere in possesso della licenza commerciale. C’è posto per tutti, insomma, anche per il giornalista che sia a spasso da tanti mesi. Già, ma il gioco vale davvero la candela? 


Il disoccupato di nazionalità italiana, senza lavoro da quasi cinque anni, sul telo ha tante carabattole e qualche rarità. Lui punta soprattutto sui ricambi per cellulari di vecchia generazione. Quanto guadagna a fine giornata, tenuto conto che all’ingresso ha dovuto versare dieci euro? “Quindici, venti euro, se tutto va bene” dice sconfortato e poi aggiunge “Sempre meglio che andare a rubare”. Verissimo, con la speranza che, nei suppergiù 10mila metri quadrati di esposizione, di rubato non ci sia neanche un bottone. “Qui vengono a vendere quelli che ripuliscono le cantine” ci spiega il connazionale rimasto fuori per non pagare il plateatico. Nessun problema, ovvio, quando il proprietario della cantina in questione è consenziente. Altri invece la merce se la procurano andando a rovistare nei cassonetti dell’immondizia. Non sarà igienico ma la legge non lo vieta. In verità, di feramiù in senso stretto ne sono rimasti proprio pochi. Come pochi sono quelli che, attratti dalle merci, mettono mano al portafoglio per fare un acquisto.
Mucchi di vestiti usati al suolo, ma chi li può volere? Nel negozio dei cinesi all’angolo una maglia nuova costa dai 5 ai 12 euro. Sui teli c’è di tutto: scarpe, indumenti, abat-jour, batterie per cellulari, auricolari, ferri da stiro, rubinetteria, pentole, posate, bicilette, occhiali da sole, orologi, bambole, giocattoli, dvd, libri. Tra gli infuocati “Sonetti lussuriosi e i dubbi amorosi” di Pietro Aretino e i buoni sentimenti del romanzo “Cuore” di Edmondo De Amicis, gli appassionati di letteratura non hanno che da sbizzarrirsi. L’elenco sarebbe troppo lungo ma c’è davvero di tutto perché non mancano nemmeno i prodotti imballati: le pentole chiuse nel nylon, la caffettiera, il microonde, i set di coltelli colorati. E poi le Diadora, le Nike e le Adidas in stock. Che siano finte griffe? Forse sì, in ogni caso sono nuove. Come i jeans, le cinture e i portafogli con tanto di etichetta attaccata.
Una signora scatta una foto e subito volano le parole. Il marocchino che vende un mix di roba, non tutta usata, l’accusa di avere ripreso un minorenne. “Sei una pedofila – urla -. Cancella subito”. La foto in realtà, del bambino, a malapena ritrae le scarpe. Commenta un visitatore: “Non vogliono che le immagini documentino che cosa si vende qui perché il suk non è esattamente il regno dei rigattieri”.
Firestone, Kleber, Dunlop, la scorta di gomme raccoglie le migliori marche. Il battistrada delle quattro Continental del 2013 185/55R15 è evidentemente in buono stato. “Quanto costano?” chiede un signore all’uomo di colore. “140 euro” risponde lui. Mancano soltanto i cerchioni che però si possono rimediare dall'espositore accanto. Lui sì che ne possiede una bella collezione come pure di coppe, molto ambite, si sa, perché capita spesso che le auto, in città, al mattino si risveglino senza, se non addirittura sospese sui mattoni al posto degli pneumatici.
Passa il carretto che vende bevande, quelle calde sono contenute in grossi thermos un po’ ingialliti dal tempo e dall’usura. Più in là su una griglia stanno cucinando le carni e gli spiedini per chi voglia consumare un pasto al volo mentre le lancette si avvicinano al mezzogiorno. Questo è il settore alimentare che, in mezzo a tanta sporcizia, non brilla di certo per pulizia come accade invece nelle gastronomie accanto alle piazze auliche del centro. Il banco ospita forme di pane (arabo perlopiù), latte, bottiglie di simil Coca Cola, cibi sfusi dolci e salati senza imballaggi. Una focaccia non confezionata cade al suolo, la donna, pronta ad accogliere gli avventori, la recupera con disinvoltura per sistemarla subito accanto agli altri alimenti in vendita. Inutile parlare di etichettatura e tracciabilità dei prodotti, qui la questione è piuttosto di mancato rispetto delle norme igienico-sanitario. 
Fuori dall’area, degradata e in attesa di qualche intervento di riqualificazione, la guerra dei poveri continua. Chi non ha 10 euro in tasca per poter esporre la propria merce si fa largo a gomitate per ottenere un piccolo angolo di marciapiedi. Qualcuno la merce ce l’ha nel bagagliaio dell’auto. Già, perché nella Cafarnao sono compresi pure furgoncini e automobili che invadono da ore il corso Novara e le vie limitrofe. Il brulichio per strada inizia già alle due di notte: prima si arriva, va da sé, prima ci si sistema in attesa dell’apertura alle 6 in teoria ma già alle 5,30 in pratica.
E tutto accade sotto gli occhi della Polizia municipale, nonostante i divieti parlino chiaro: ok al libero scambio ma solo nello spazio recintato. “Li abbiamo mandati via diverse volte però poi loro ritornano” dice il vigile che sta salendo sull’auto di servizio pronta ad andarsene mentre si avvicina l’ora del pranzo. D’altra parte, come recita il bando, dentro il suk (ma qui siamo fuori) la vigilanza e la sorveglianza spettano alla Cooperativa che di gatte da pelare ne ha davvero tante. Sì, perché la gestione, è scritto nero su bianco, prevede tra l’altro: la pulizia dell’area e la raccolta dei rifiuti, la segnalazione dei comportamenti non conformi alle norme vigenti, la tenuta del registro dei partecipanti e la distribuzione del tesserino con foto dell’operatore e inoltre la rendicontazione mensile delle attività svolte. Mica facile tenerli a bada tutti e 500, tra marocchini (soprattutto), neri, zingari e italiani (pochi). Un popolo di senzalavoro che per portare a casa qualche spicciolo farebbe qualsiasi cosa. Questa è la legge del suk.