“Caro assessore, contro il degrado, ormai intollerabile in periferia, che cosa intende fare il Comune?” Il Comitato Barriera di Milano lancia l’allarme
mentre il centro cittadino si prepara ad accogliere in grande spolvero eventi ed
ospiti importanti
Segnalazione su segnalazione. E poi a forza di insistere
l’Amiat, alla fine, forse passa anche nei posti dimenticati da chi siede nella
stanza dei bottoni. “Ma occuparsi del degrado e fare continue telefonate per
chiedere interventi di pulizia non è compito dei cittadini” si sfoga Angelo
Martino del Comitato Torino Nord Barriera di Milano che, impegnato da anni a
combattere contro l’incuria e l’abbandono nel quartiere, di nuovo non ha l’intenzione
di gettare la spugna. “Per questo voglio ricordare all’assessore Tedesco che le
istituzioni dovrebbero rimboccarsi le maniche e darsi da fare preventivamente in
modo da evitare le criticità” continua indignato, chiamando in causa la diretta
interessata a Palazzo civico. E va da sé che non sta parlando di un noto connazionale
della Merkel (la cancelliera questa volta proprio non c’entra). Senza troppi
giri di parole, Martino si rivolge, infatti, all’assessore responsabile della Polizia
municipale e delle Politiche per la sicurezza ovvero Giuliana Tedesco, chiedendole
di essere più “vigile” su tutto il territorio e meno condizionata dalla visione
centrocentrica della città.

Perché mentre il centro trepida e si mantiene in forma per
accogliere, tra l’Ostensione della Sindone, Torino Capitale europea dello Sport
e Expo 2015, un ricco calendario di eventi e ospiti illustri come il Santo
Padre e il Presidente della Repubblica, la periferia arranca e si presenta
perlopiù in pessimo stato. Di sicuro il viaggio di Papa Francesco e di Sergio Mattarella
la tappa in via Lauro Rossi, all’altezza di via Fossata 88, non la prevede. Qui
c’è una delle tante pattumiere en plein-air della zona. Esattamente dove una volta, fino a qualche anno fa, Ettore Carlini aveva l’azienda di macchine
agricole, autoricambi e utensili vari.
Per entrare non occorre suonare al citofono. Una piccola
spinta al cancello e, blam, ecco che la porta è subito aperta e, senza troppi
complimenti, si accomoda chi vuole. Il rumeno con la bici, lo ha raccontato lui
stesso a Martino, preferisce pernottare in questo “hotel” privo di stelle
piuttosto che al dormitorio della Pellerina.
Infatti, nel cortile c’è anche un
materasso a cielo aperto da cui le stelle, quelle del firmamento, si possono comodamente
vedere mentre, intorno, poche sedie sgangherate, disposte in ordine sparso, completano
l’arredo. Tutto su un tappeto di vetri rotti, carta straccia, qualche siringa, frammenti
di gommapiuma, un frigo smontato in tante parti e cumuli di rifiuti eterogenei
tra i quali fanno capolino pure i vecchi tetti ondulati in eternit. “Chissà
quanto amianto nascosto c’è in questo vecchio stabilimento - fa notare il
cittadino del Comitato -. Ma il Comune che aspetta a mettere in sicurezza il
sito?”.

Al primo piano, dove un tempo erano ospitati gli uffici,
abita Sala, un marocchino di quarant’anni, molto affabile, che si è trasferito
a Torino all’inizio del 2000, con la speranza che il nuovo millennio per lui
fosse di buon auspicio. Invece no. Dopo anni di lavori saltuari ai mercati generali,
non gli è rimasto che andare a vendere cianfrusaglie nei mercatini. “Al suk guadagno
solo pochi euro. Per questo vivo qui. Il proprietario lo sa e non mi dice
niente - racconta -. Faccio anche le pulizie al ristorante senegalese in cambio
di qualcosa da mangiare”.
Lo spazio è immenso. Già l’ingresso non ha nulla a che
vedere con la hall del Golden Palace ma ha tutte le carte in regola per essere
una puzzolente discarica, perfetta nel suo genere. La fabbrica ormai sta
cadendo a pezzi, i muri sono ancora tappezzati dalle insegne pubblicitarie dei
tempi d’oro, per terra è il finimondo: i vetri delle finestre scricchiolano
sotto le suole delle scarpe che inevitabilmente li calpestano. Quando piove questo
diventa il refugium peccatorum ideale per chi ha bisogno di spararsi la solita dose
in vena. “Un tempo mi drogavo anch’io ma poi ne sono uscito” confessa Sala mentre
il suo sguardo indugia su una siringa che spunta in mezzo al gran casino.
Ogni tanto con gli anfibi ai piedi un giro in periferia
bisognerebbe farselo per capire meglio la città e i suoi problemi. Perché poco
lontano dalle piazze auliche del centro c’è anche la Barriera sporca e
sofferente. Che il Papa e il Capo dello Stato non dovranno vedere.
(Foto di Angelo Martino)