giovedì 26 febbraio 2015

IL GIARDINETTO DI VIA CIGNA: UNA PATTUMIERA EN PLEIN AIR

Più che un giardinetto sembra un immondezzaio a cielo aperto. Tra la paura dei residenti e le proteste del Comitato Barriera di Milano, la riqualificazione di Spina4 non resta che un sogno irrealizzabile 

La banda del buco potremmo chiamarla, ovvero di quei soliti noti che, ogni giorno, sotto gli occhi indiscreti dei passanti, vanno a spararsi una dose in vena. Sono sempre gli stessi cinque o sei, in apparenza di mezza età, ad accomunarli è l’aspetto trasandato tipico dei senzatetto disperati. Per loro, appena la siringa è pronta, in barba a qualsiasi norma igienica, il viaggio comincia lì, in quei pochi metri quadrati di giardinetto pubblico lungo la via Cigna, di lato al trincerone. E poco importa a questi signori se il murales sull’edificio dall’altra parte della strada parla di morte attraverso quel teschio strambo, per metà robotizzato.

Loro, con quella roba in circolo, non hanno paura di niente e di nessuno, neanche di essere fotografati. “Lo scorso anno si erano addirittura costruiti una specie di rifugio dotato di sedie e di tutto quel che può essere utile per drogarsi – racconta Angelo Martino del Comitato Torino Nord Barriera di Milano -. Abbiamo dovuto chiamare l’Amiat perché la zona venisse sgomberata”.  
Lo spettacolo qui non è affatto idilliaco. Con gli occhi puntati al suolo, di tutto si potrebbe dire tranne che si tratti di un giardinetto. Sembrerebbe piuttosto una pattumiera a cielo aperto. Eppure questa è l’area che, come spiega il cartello, è stata scelta dalla Circoscrizione VI per permettere ai cittadini di portare a spasso i cani. E, va sottolineato, gli escrementi degli amici a 4 zampe, non raccolti dai padroni, sono l’ultimo dei problemi di questo fazzoletto verde (si fa per dire).
Per terra, sul tappeto di foglie morte in autunno, a non mancare sono soprattutto le siringhe. Ma nemmeno il pattume generico degno di un qualsiasi immondezzaio sporco e puzzolente: latte vuote di vernice, bottiglie di plastica, lattine di birra, sacchetti di nylon ridotti a brandelli, gomitoli di pelo, carte di caramella, pacchetti di sigarette appallottolati, bucce d’arancia, scontrini fiscali (alla faccia di chi è convinto che i negozi non li battano mai). E che dire della fanghiglia che imbratta ai cani le zampe e le scarpe ai proprietari? 
“Qui il problema è di igiene e di sicurezza – insiste Martino –. Gli abitanti del quartiere non ne possono più. Ma le loro proteste restano sempre inascoltate. Alla fine tutto quel che possono fare è girare alla larga da questo giardinetto”. Scuote la testa un altro signore del Comitato, che preferisce non rivelare il proprio nome perché in passato ha subito minacce, e poi conclude “Per quanto tempo la dovremo ancora aspettare la tanto osannata riqualificazione di Spina4?”. Va da sé, solo il Comune è in grado di rispondere.



 

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