venerdì 27 febbraio 2015

VIA MONTANARO ANCORA AL BUIO

Procedono i lavori in piazza Foroni. Ma il nuovo sistema d'illuminazione a led ancora non ha toccato via Montanaro. I cittadini chiedono più luce per contrastare il fenomeno dello spaccio  

Lampioni a led di nuova generazione
Vecchi lampioni con lampade a incandescenza
Non è strano che all’imbrunire lo sciame degli spacciatori di colore si addensi in via Montanaro tra il giardino del Comitato Urban e quello di fronte all’Asl. Vanno lì perché c’è meno luce. E nella penombra, si sa, lo scambio di droga è più facile. E pensare che il progetto di riqualificazione dell’area mercatale di piazza Foroni procede bene, in linea con il cronoprogramma. Basterebbe poco per risolvere il problema, lo sottolinea Alberto, un residente che si domanda: “Che cosa aspettano a cambiare i lampioni anche qui? Quelli nuovi, a led, sparano una luce che serve da deterrente al fenomeno dello spaccio. Il nostro timore è che la sostituzione non venga fatta entro la scadenza del Progetto Urban in funzione ancora per pochi mesi. Dopo, a chi toccherebbe il compito?”.
Area mercatale ben illuminata
In effetti nelle vie intorno, dove svettano i lampioni a led, più potenti e anche più economici, è tutta un’altra storia nelle ore dominate dal buio. I residenti hanno di nuovo voglia di uscire perché finalmente vedono negli occhi chi gli passa accanto. Con i lavori per la risistemazione della zona, la luce è tornata a splendere bene da via Baltea (angolo corso Palermo) fino a corso Vercelli, nelle vie Sesia e Malone e poi ancora dietro la scuola nelle vie Santhià e Feletto.
Giochi di luci e ombre tra le vie Baltea e Monte Rosa
Da poco è iniziato il secondo atto del progetto di riqualificazione del mercato di piazzetta Cerignola (ex Foroni), una delle aree mercatali più frequentate della città perché qui, ogni giorno, si raccolgono almeno 170 banchi di ortofrutta, alimentari e produttori. La tabella di marcia per ora è stata rispettata: a novembre, infatti, si sono conclusi i lavori nelle vie Baltea e Monte Rosa. 
Via Monte Rosa
Gli interventi comprendevano la ripavimentazione, la dotazione di allacci elettrici e idrici per i banchi e il nuovo sistema di illuminazione ad oggi in attesa di essere ultimato. Peccato soltanto che i palazzi intorno siano perlopiù fatiscenti: calcinacci sparsi al suolo, muri che cadono a pezzi e pareti imbrattate da scritte e graffiti di ogni genere. “Per migliorarli dovrebbero prevedere incentivi ai privati che accettino di ristrutturare le facciate degli stabili di loro proprietà” aggiunge Alberto. 
Altro problema sollevato dai residenti è quello del posteggio, che qui in zona non si trova mai. Eppure crearne di nuovi non è impossibile, come fa notare lo stesso cittadino: “Ad esempio la via Scarlatti, trasformata in un senso unico, sarebbe in grado di ospitare un parcheggio a spina di pesce, se venisse anche dimezzato l’enorme marciapiedi”. 
(Foto di Alberto B.)

giovedì 26 febbraio 2015

OK AGLI ORTI URBANI MA CON LE TELECAMERE

L'Arrivore docet. Coltivare l'insalata con le proprie mani per il piacere di mangiarla. Raffaele Petrarulo propone un sistema di videosorveglianza per gli orti che presto spunteranno in via Petrella 

“Mi auguro soltanto che non facciano la stessa fine degli orti urbani di Strada dell'Arrivore". Così l'ex consigliere provinciale Raffaele Petrarulo, residente nella zona in cui presto si vedranno spuntare i prossimi orti urbani, per volontà del Comitato Urban d'intesa con la Circoscrizione VI. 1900 metri quadrati destinati alla coltivazione di pomodori, zucchine, melanzane e simili, in mezzo all'asfalto delle vie Petrella e Leoncavallo, accanto alla scuola materna. 1900 metri quadrati in tutto, messi a disposizione dei nuovi agricoltori di città, muniti di rastrelli, zappe, annaffiatoi e poco altro ancora, niente a che vedere con i classici contadini nati e cresciuti nelle campagne. 
Il bando per l'assegnazione dell'area Boschetto è appena scaduto. Ad assicurarsi l'appezzamento sarà un'associazione o cooperativa o fondazione. E poi entreranno finalmente in scena i piccoli coltivatori urbani in attesa fin da ora del proprio spazio fai da te. Fin qui tutto a posto. L'iniziativa è senz'altro utile perché s’inserisce nell’ambito della “Riqualificazione del Sistema verde” del Programma Urban Barriera di Milano, pensato per risistemare e collegare tra loro alcune aree verdi presenti nella zona. Che, inoltre, serve a favorire la socializzazione tra i cittadini e gli abitanti del quartieri e spesso attiva percorsi di sensibilizzazione sui temi ambientali.
“Già, ma riqualificare così tanto per fare non basta” insiste Petrarulo mentre ricorda lo scempio che è toccato in sorte agli orti urbani dell’Arrivore. Lucchetti, rastrelli, lavandini, stivali: tutto si portano via ladri e teppisti, dopo aver tagliato le reti di recinzione e protezione, nell’ora in cui la città dorme sonni profondi. Il problema è che questi predoni non si accontentano di arraffare ogni cosa, per loro è anche importante vandalizzare quel che resta. E dire che lì, poco distante dagli orti, c’è il commissariato di Polizia di via Botticelli. 
“Chi si aggiudicherà il bando – rincara poi la dose – è opportuno chi si preoccupi fin da subito di mettere a punto un progetto, ben studiato, che preveda anche un sistema di sorveglianza attraverso l’utilizzo di telecamere”. Qualcuno all’Arrivore propone di affidare il controllo degli orti a un servizio di guardiani notturni. Buona idea per non dover cantare tutte le mattine, al risveglio, quel famoso pezzo di Battisti-Mogol: “Chi rubò la mia insalata, chi l’ha mangiata”. E in più essere costretti a comprare ogni volta lo stesso kit del perfetto agricoltore urbano.

IL GIARDINETTO DI VIA CIGNA: UNA PATTUMIERA EN PLEIN AIR

Più che un giardinetto sembra un immondezzaio a cielo aperto. Tra la paura dei residenti e le proteste del Comitato Barriera di Milano, la riqualificazione di Spina4 non resta che un sogno irrealizzabile 

La banda del buco potremmo chiamarla, ovvero di quei soliti noti che, ogni giorno, sotto gli occhi indiscreti dei passanti, vanno a spararsi una dose in vena. Sono sempre gli stessi cinque o sei, in apparenza di mezza età, ad accomunarli è l’aspetto trasandato tipico dei senzatetto disperati. Per loro, appena la siringa è pronta, in barba a qualsiasi norma igienica, il viaggio comincia lì, in quei pochi metri quadrati di giardinetto pubblico lungo la via Cigna, di lato al trincerone. E poco importa a questi signori se il murales sull’edificio dall’altra parte della strada parla di morte attraverso quel teschio strambo, per metà robotizzato.

Loro, con quella roba in circolo, non hanno paura di niente e di nessuno, neanche di essere fotografati. “Lo scorso anno si erano addirittura costruiti una specie di rifugio dotato di sedie e di tutto quel che può essere utile per drogarsi – racconta Angelo Martino del Comitato Torino Nord Barriera di Milano -. Abbiamo dovuto chiamare l’Amiat perché la zona venisse sgomberata”.  
Lo spettacolo qui non è affatto idilliaco. Con gli occhi puntati al suolo, di tutto si potrebbe dire tranne che si tratti di un giardinetto. Sembrerebbe piuttosto una pattumiera a cielo aperto. Eppure questa è l’area che, come spiega il cartello, è stata scelta dalla Circoscrizione VI per permettere ai cittadini di portare a spasso i cani. E, va sottolineato, gli escrementi degli amici a 4 zampe, non raccolti dai padroni, sono l’ultimo dei problemi di questo fazzoletto verde (si fa per dire).
Per terra, sul tappeto di foglie morte in autunno, a non mancare sono soprattutto le siringhe. Ma nemmeno il pattume generico degno di un qualsiasi immondezzaio sporco e puzzolente: latte vuote di vernice, bottiglie di plastica, lattine di birra, sacchetti di nylon ridotti a brandelli, gomitoli di pelo, carte di caramella, pacchetti di sigarette appallottolati, bucce d’arancia, scontrini fiscali (alla faccia di chi è convinto che i negozi non li battano mai). E che dire della fanghiglia che imbratta ai cani le zampe e le scarpe ai proprietari? 
“Qui il problema è di igiene e di sicurezza – insiste Martino –. Gli abitanti del quartiere non ne possono più. Ma le loro proteste restano sempre inascoltate. Alla fine tutto quel che possono fare è girare alla larga da questo giardinetto”. Scuote la testa un altro signore del Comitato, che preferisce non rivelare il proprio nome perché in passato ha subito minacce, e poi conclude “Per quanto tempo la dovremo ancora aspettare la tanto osannata riqualificazione di Spina4?”. Va da sé, solo il Comune è in grado di rispondere.