Più che un giardinetto sembra un immondezzaio a cielo aperto. Tra la paura dei residenti e le proteste del Comitato Barriera di Milano, la riqualificazione di Spina4 non resta che un sogno irrealizzabile
La banda del buco potremmo chiamarla, ovvero di quei soliti
noti che, ogni giorno, sotto gli occhi indiscreti dei passanti, vanno a
spararsi una dose in vena. Sono sempre gli stessi cinque o sei, in apparenza di
mezza età, ad accomunarli è l’aspetto trasandato tipico dei senzatetto
disperati. Per loro, appena la siringa è pronta, in barba a qualsiasi norma
igienica, il viaggio comincia lì, in quei pochi metri quadrati di giardinetto
pubblico lungo la via Cigna, di lato al trincerone. E poco importa a questi
signori se il murales sull’edificio dall’altra parte della strada parla di
morte attraverso quel teschio strambo, per metà robotizzato.
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Loro, con quella roba in circolo, non hanno paura di niente
e di nessuno, neanche di essere fotografati. “Lo scorso anno si erano addirittura
costruiti una specie di rifugio dotato di sedie e di tutto quel che può essere
utile per drogarsi – racconta Angelo Martino del Comitato Torino Nord Barriera
di Milano -. Abbiamo dovuto chiamare l’Amiat perché la zona venisse sgomberata”.
Lo spettacolo qui non è affatto idilliaco. Con gli occhi
puntati al suolo, di tutto si potrebbe dire tranne che si tratti di un
giardinetto. Sembrerebbe piuttosto una pattumiera a cielo aperto. Eppure questa
è l’area che, come spiega il cartello, è stata scelta dalla Circoscrizione VI
per permettere ai cittadini di portare a spasso i cani. E, va sottolineato, gli
escrementi degli amici a 4 zampe, non raccolti dai padroni, sono l’ultimo dei
problemi di questo fazzoletto verde (si fa per dire).

Per terra, sul tappeto di foglie morte in autunno, a non
mancare sono soprattutto le siringhe. Ma nemmeno il pattume generico degno di un
qualsiasi immondezzaio sporco e puzzolente: latte vuote di vernice, bottiglie
di plastica, lattine di birra, sacchetti di nylon ridotti a brandelli, gomitoli
di pelo, carte di caramella, pacchetti di sigarette appallottolati, bucce
d’arancia, scontrini fiscali (alla faccia di chi è convinto che i negozi non li
battano mai). E che dire della fanghiglia che imbratta ai cani le zampe e le
scarpe ai proprietari?
“Qui il problema è di igiene e di sicurezza – insiste
Martino –. Gli abitanti del quartiere non ne possono più. Ma le loro proteste
restano sempre inascoltate. Alla fine tutto quel che possono fare è girare alla
larga da questo giardinetto”. Scuote la testa un altro signore del Comitato,
che preferisce non rivelare il proprio nome perché in passato ha subito
minacce, e poi conclude “Per quanto tempo la dovremo ancora aspettare la tanto osannata
riqualificazione di Spina4?”. Va da sé, solo il Comune è in grado di rispondere.